mercoledì 21 novembre 2018

5 idee sbagliate sulla depressione

Spesso lavoro con persone che soffrono di depressione e uno dei motivi di sofferenza è il non sentirsi capite da chi sta loro accanto. Capita infatti che, se pure in buona fede, amici e familiari hanno un'idea della situazione non corretta che inevitabilmente si ripercuote sul corretto rapporto con la persona.

immagine su apc.it



Vediamo quindi quali sono i 5 pregiudizi più ricorrenti sulla depressione:

"È solo questione di buona volontà". Sarebbe come dire ad una persona infortunata con una gamba rotta: "su, alzati, fai una bella corsa". Purtroppo non funziona in questo modo. La depressione è una vera e propria malattia e come tale va considerata. La persona migliorerà, guarirà. Diamole il giusto tempo.


"La depressione è un problema di chi ha tempo da perdere". Come se la depressione fosse un "lusso", un "problema da ricchi". In realtà così non è. Molti studi dimostrano che la depressione è una problematica "democratica": può colpire senza distinzione di ceto sociale.


"Dalla depressione non se ne esce più". Ciò non è assolutamente vero, con una buona psicoterapia e, se necessario, una corretta terapia farmacologica è possibile tornare a stare bene.


"Capita a tutti di sentirsi un pò giù di morale ogni tanto, poi passa". C'è molta differenza tra un momento di tristezza e la depressione. Innanzitutto la durata. Chi è depresso passa molti giorni in cui l'umore è depresso per la maggior parte della giornata e perde il piacere verso le cose che prima lo interessavano e che faceva con passione. Inoltre spesso sente di aver perso qualcosa nella vita che per lui aveva un valore irrecuperabile (es. il lavoro, il partner ecc.) mentre nella tristezza questa sensazione di mancanza incolmabile non è presente. Si capisce quindi come tristezza e depressione siano due cose diverse.


"Esci un pò, divertiti!" Va da sè, avendo letto la parte precedente, che uscire e divertirsi sono un qualcosa che la persona non riesce a fare e, anche se lo facesse, probabilmente non riuscirebbe a sentirsi bene. Ha più senso quindi non dare consigli e suggerimenti alla persona depressa ma semplicemente suggerirle di consultare un esperto nel trattamento di questo tipo di problematica.


sabato 10 novembre 2018

La violenza psicologica: riconoscerla e saper chiedere aiuto

Si parla sempre più spesso di violenza di genere cioè quella forma di violenza che viene messa in atto all'interno della coppia dal compagno, marito,  fidanzato (o ex) verso la propria compagna.
La violenza fisica è la forma di violenza se vogliamo più eclatante e visibile ma esiste un altro tipo di violenza altrettanto pericoloso anche se talvolta meno evidente che è la violenza psicologica.

Cos'è violenza psicologica:

Umiliazioni dirette verso la partner (non sei capace, non capisci niente, sei una stupida)

Comportamenti manipolatori: se non fai questo io di conseguenza faccio/non faccio quest'altra cosa. Se esci con le tue amiche dirò ai bambini che non sei una brava mamma. Non sono io a sbagliare. Sei tu che non capisci.

Controllo costante ed ossessivo: dove sei? Con chi sei? Non voglio che tu esca con...
Chiamami, vengo a prenderti. Ti accompagno io. Voglio che passi tutto il tuo tempo libero insieme a me. Sei mia. Chi ti ha messaggiato? Le tue amiche non mi piacciono. Se sorridi ad un amico vuol dire che ci stai provando con lui.

Ovviamente la situazione è tanto più grave quanto più è ripetuta e frequente.

Come fare per tutelarsi, per difendersi da questo tipo di violenza?

La prima cosa da fare è prestare attenzione ad alcuni campanelli d'allarme che possono comparire fin dall'inizio della relazione o dopo un po' di tempo.

Vediamo di seguito quali sono:

Il partner è eccessivamente geloso e possessivo. Ti fa sentire come una regina ma pretende dedizione assoluta.

Parla male delle tue amiche e dei tuoi amici. Le tue amiche sono leggere e superficiali, delle "poco di buono", i tuoi amici hanno sempre un secondo fine.

Organizza cene, viaggi senza consultarti e non dà importanza al fatto che tu ti sia già organizzata diversamente. Se provi a obiettare si innervosisce o si arrabbia.

Questi comportamenti quanto più sono pervasivi, costanti e messi in atto in maniera irragionevole tanto più indicano una situazione che è meglio monitorare con attenzione.

Immagine su alfemminile.com

Cosa fare se invece si è immerse in una relazione che ha chiaramente le caratteristiche di una situazione violenta?

La prima cosa è credere alle proprie percezioni, sensazioni, emozioni non sentendosi sbagliate o "matte".

In secondo luogo è possibile parlare della situazione con una persona di cui ci fidiamo davvero, che possa condividere la difficoltà del momento e magari fornire anche un aiuto pratico.

Infine sono presenti degli sportelli che offrono aiuto.
Sul territorio di Brescia e della Vallecamonica troviamo:

Lo sportello antiviolenza di Darfo Boario Terme tel 0364 536632

Lo sportello di Capodiponte tel 338 3707282

La Casa delle Donne di Brescia tel 030 2400636