mercoledì 23 luglio 2014

Ansia: se la conosci...



Spesso nel mio lavoro mi trovo a che fare con persone che soffono di ansia eccessiva. Ma cos'è l'ansia? E quando si può definire "esagerata"?
L'ansia è un'emozione legata alla sensazione che qualcosa di brutto sta per accadere o accadrà nel breve periodo. Come tutte le emozioni, essa serve a qualcosa, altrimenti non esisterebbe.
A cosa serve quindi l'ansia? Per rispondere a questa domanda bisogna ricordare che essa è simile alla paura. Ansia e paura sono "sorelle" e servono per avvisarci che c'è un pericolo e che bisogna fare qualcosa per affrontarlo. Provate a pensare che state attraversando una strada trafficata. Improvvisamente verso di voi sopraggiunge un camion a forte velocità, che non accenna a rallentare. Se in quell'occasione non provassimo paura non avremmo la prontezza di correre il più velocemene possibile sull'altro lato della strada per metterci in salvo. Quindi l'ansia e la paura ci servono per difenderci dai pericoli.
Anzi, in alcune circostanze un certo livello di ansia ci permette di rendere al meglio. Proviamo a pensare se dovessimo sostenere un colloquio di lavoro e non provassimo per niente ansia. Non ci importerebbe molto del colloquio, non presteremmo attenzione all'interlocutore nè a ciò di cui stiamo parlando e probabilmente non riusciremmo a superare positivamente la situazione.




Ma cosa accade quando ansia e paura si presentano in situazioni in cui ci rendiamo conto oggettivamente che grossi pericoli non ce ne sono? Oppure quando occorrono troppo frequentemente in modo da condizionarci la vita e impedirci di fare delle esperienze che riteniamo "normali", importanti per noi o che comunque vorremmo fare?
Se siamo in una di queste situazioni (cioè di ansia sperimentata troppo frequentemente o in casi in cui riconosciamo che effettivamente il pericolo non c'è o non è tale da giustificare una reazione ansiosa esagerata oppure se ci rendiamo conto che stiamo evitando molte situazioni per paura che qualcosa di grave possa accadere) ci troviamo nel campo dell'ansia esagerata o "patologica".
Nel prossimo post vedremo meglio quali sono le conseguenze dell'ansia patologica.


immagine da insiemedap.it

mercoledì 9 luglio 2014

Attacchi di panico: che fare?


 
Nel post precedente avevo raccontato la storia di Marco, che ha paura di guidare in autostrada perchè teme di avere proprio lì un attacco di panico, dato che gli è già capitato in passato di averne in quella situazione.
Ora cerchiamo di rispondere ad alcune domande.

Perchè insorgono gli attacchi di panico?

Come si possono sconfiggere e tornare a stare meglio?





Innanzitutto diciamo che il primo attacco di panico, di solito, si verifica in un momento stressante, dal punto di vista fisico o psicologico per la persona.
Ad esempio una persona può avere il primo attacco di panico in seguito al lutto per la morte di una persona cara, oppure durante o appena dopo un periodo di super lavoro o di affaticamento, e così via.
Però successivamente gli attacchi di panico si mantengono in genere a causa della presenza di due fattori.
Il primo si chiama iperventilazione, e consiste nella tendenza a respirare più frequentemente o più profondamente ai primi sintomi di ansia.
E' stato dimostrato che iperventilare produce una serie di cambiamenti nel corpo, che aumentano la probabilità che l'attacco di panico si verifichi.
Un secondo fattore è l'interpretazione catastrofica dei sintomi dell'ansia. La persona che soffre di attacchi di panico, cioè, si spaventa per la sua stessa ansia, credendo che potranno accaderle cose terribili.
In questo modo però si auto genera ancora più ansia, e da lì può scatenarsi l'attacco di panico.

Cosa si può fare quindi per stare meglio?

La psicoterapia cognitivo comportamentale, in un tempo non eccessivamente lungo, che mediamente si attesta intorno alle 15-20 sedute, insegna alla persona:

- a modificare i pensieri catastrofici riguardanti le conseguenze dell'ansia e del panico e a sostituirli con pensieri più realistici

- a respirare in una maniera corretta, di modo che ai primi sintomi di ansia, la situazione venga "bloccata" e non si scateni il panico

- a sperimentare in maniera protetta (tramite delle esercitazioni da svolgersi in seduta o come "compito a casa" ) delle sensazioni fisiche che assomigliano a quelle suscitate dal panico, in modo da non averne più paura

- ad affrontare, un pò alla volta, le situazioni che venivano evitate per paura che potesse arrivare l'attacco di panico, in modo da dimostrare che è possibile farcela e riprendere in mano la propria vita.

Se Marco seguirà gli esercizi proposti nell'ambito della terapia in breve tempo riuscirà a riprendere a guidare normalmente e non dovrà più alzarsi due ore prima per andare al lavoro!

martedì 1 luglio 2014

Gli attacchi di panico: la storia di Marco


Marco (ogni elemento che possa rendere la persona riconoscibile è stato eliminato) è un ragazzo di 23 anni, fidanzato da tempo con una ragazza con la quale fa progetti di matrimonio. Da poco ha cambiato lavoro e qui...sono cominciati i problemi. Infatti il nuovo lavoro prevede uno spostamento in autostrada di circa un centinaio di chilometri al giorno ma Marco ha un problema: soffre di attacchi di panico e, siccome ha avuto altri attacchi di panico tempo fa proprio mentre guidava in autostrada, teme che la stessa esperienza possa ricapitargli e proprio non riesce a guidare in quella situazione.
Di conseguenza, per evitare l'autostrada percorre le strade statali fino ad arrivare a destinazione ma in questo modo ci mette moltissimo tempo per raggiungere la sede del lavoro. Si deve svegliare alle cinque ogni mattina, per essere sul posto alle nove.
Al ritorno lo stesso problema: l'ufficio chiude alle 18 ma lui non è a casa prima delle 20.
Inoltre il suo responsabile gli ha chiesto di fare dei viaggi di lavoro per mantenere i contatti con clienti di altre province ma questo implica il guidare in autostrada e Marco proprio non ce la fa.
Cosa succede a Marco? Cos'è un attacco di panico? Che sintomi comporta?




Un attacco di panico è un episodio di ansia acuta, di intensa paura o disagio, in cui si manifestano, in genere in un lasso temporale di dieci minuti o meno, almeno quattro tra i seguenti sintomi:
-palpitazioni
-sudorazione
-tremori fini o a grandi scosse
-dispnea (sensazione di "fame d'aria) o sensazione di soffocamento
-sensazione di asfissia
-dolore o fastidio al petto
-nausea o disturbi addominali
-parestesie (formicolii agli arti) e brividi o vampate di calore
-vertigini o sensazione di testa vuota
-derealizzazione (sensazione di distacco dalla realtà) o depersonalizzazione (sensazione di sentirsi staccati dal proprio corpo e di vedersi dall'esterno)
-paura di perdere il controllo o di impazzire
-paura di morire
Spesso il disturbo di panico (che prevede l'avere avuto attacchi di panico ricorrenti) si accompagna all'agorafobia, che è la paura di poter avere un attacco di panico in determinate situazioni.
Questa paura nasce perchè:
-la persona crede di poter avere in determinati luoghi un attacco di panico perchè proprio in quei luoghi le è capitato di averne
-la persona teme le conseguenze sociali di un attacco di panico in determinati luoghi
-la persona teme di poter avere un attacco di panico in situazioni considerate pericolose
Una conseguenza diretta dell'agorafobia è la generalizzazione: la persona tende cioè ad evitare sempre più situazioni, per un processo di diffusione della paura.
Ma come mai insorgono gli attacchi di panico?
E soprattutto cosa può fare Marco per stare meglio?
Nel prossimo post le risposte a queste domande...