venerdì 12 giugno 2015

Un caso di disturbo ossessivo compulsivo

Lorenzo (ogni riferimento che possa rendere la persona riconoscibile è stato eliminato) è un uomo di 55 anni. Da molto tempo convive con un problema che si chiama Disturbo Ossessivo Compulsivo.
In pratica Lorenzo da anni spesso ha il dubbio, dopo aver frequentato luoghi pubblici, che, avendo toccato con le mani maniglie, sedie, o altri oggetti, possa essersi contagiato e aver contratto qualche grave malattia. 
Per placare il dubbio e l'ansia che ne deriva, non appena possibile si dedica ad un lavaggio accurato delle mani che non dura per una o due volte, ma che si deve ripetere molte, moltissime volte, fino a quando egli non è sfinito e non sente che l'ansia si riduce. 
Questi dubbi su una possibile contaminazione e il conseguente lavaggio delle mani durano da molti anni e hanno condotto a un impoverimento nella qualità di vita poichè Lorenzo, nel tentativo di bloccare i dubbi e i lavaggi (che si chiamano, rispettivamente, ossessioni e compulsioni), ha deciso di non frequentare più luoghi pubblici. In pratica non va più al supermercato, al bar, al ristorante.
Non prende più mezzi pubblici e non accompagna il nipotino a scuola. 
Inoltre da qualche tempo i dubbi di contaminazione lo assalgono anche dopo aver toccato le maniglie della propria abitazione poichè pensa che se qualcuno precedentemente si fosse recato in un luogo pubblico e avesse successivamente toccato la maniglia di casa, avrebbe potuto essere l' "untore", il veicolo di un possibile contagio.
Insomma, la situazione sembra davvero preoccupante.


In realtà il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un disturbo d'ansia, e come tale, si può risolvere. 
La persona cioè può imparare a ragionare correttamente, mettendo in discussione realisticamente i propri dubbi e resistere alla 'tentazione' di mettere in atto le compulsioni.
Infatti l'ansia, che accompagna sia le ossessioni che le compulsioni e a cui la persona cerca di mettere un freno, è un'emozione che ha un picco, in cui raggiunge la massima intensità, a cui poi segue una diminuzione in maniera non lineare ma complessivamente consistente e di questo, sotto la guida di un esperto, si può fare esperienza notando che è possibile NON mettere in atto le compulsioni.
Quello che si osserva generalmente è che chi soffre di questo disturbo accusa i sintomi da diversi anni, spesi a chiedersi 'sono matto?" 'perchè non riesco a smettere?", per questo motivo può essere difficile per la persona in autonomia trovare una soluzione al problema.
Spesso i familiari diventano involontariamente "complici" del disturbo, permettendo alla persona di lavarsi le mani (o di mettere in atto altri rituali) per ore e ore, per paura che "possa succedere qualcosa di brutto" se non la si lasciasse fare.
In realtà la cosa migliore da fare è rivolgersi quanto prima ad un terapeuta esperto di disturbi d'ansia. Quanto prima ciò si verificherà, tanto più il problema avrà una rapida risoluzione.

martedì 9 giugno 2015

I 10 diritti assertivi

In altri post ho descritto l'assertivitá come la capacitá di far valere i propri diritti, le proprie posizioni nel rispetto di se stessi e degli altri.
Parlando di assertività non si possono non riportare i 10 diritti assertivi, cioė delle affermazioni che è bene tenere presente e adottare come linee guida del proprio agire.

Vediamo quali sono.

1. Ho diritto di essere trattato sempre con rispetto e dignità. Questo diritto deve essere fatto rispettare quando il nostro interlocutore offende, prevarica, o "si mette su un piedistallo" rivolgendosi a noi con un atteggiamento di superiorità.

2. Ho diritto ad esprimere un'opinione personale non necessariamente coincidente con quella altrui. Questo diritto deve essere tenuto presente da parte di quelle persone che pensano di essere giudicate negativamente se esprimono un parere distante da quello della maggioranza. In realtà all'interno di una discussione ogni posizione può essere valida o quantomeno presa in considerazione, purché espressa nei dovuti modi.

3. Ho diritto ad essere ascoltato e preso sul serio quando sto esprimendo un'opinione. Se il nostro interlocutore è distratto o palesemente si rifiuta di ascoltarci possiamo farglielo notare o anche decidere di interrompere la comunicazione per rimandarla ad un altro momento quando chi ci ascolta si dimostra maggiormente in grado di prestarci attenzione.

4. Ho diritto a chiedere ciò che mi sembra opportuno, tenendo conto che il mio interlocutore può rispondere anche NO. Non possiamo pretendere che gli altri vengano sempre incontro alle nostre esigenze. Ma possiamo chiedere ciò di cui abbiamo bisogno. Così l'altro non potrà fare finta di non sapere. Poi starà a lui decidere se venirci incontro oppure no. E a noi accettare un eventuale rifiuto e formulare un'altra richiesta.

5. Ho diritto di rifiutare richieste che mi sembrano inopportune o che non riesco/posso soddisfare. Questo diritto è molto importante per quelle persone che non riescono a mettere dei paletti nei rapporti con gli altri e si caricano di molte richieste altrui fino a compromettere la propria qualità di vita.

6. Ho diritto di provare degli stati d'animo e manifestarli in modo assertivo. Non esiste nessuna emozione che non abbia senso di essere provata. Se provo un'emozione o ho un pensiero posso manifestarlo al mio interlocutore purché non dimentichi il rispetto mio e dell'altro.

7. Ho il diritto di cambiare opinione. Non sono incoerente o "bandiera al vento" se, intervenuti nuovi elementi in una questione, cambio idea rispetto ad essa. Anzi, cambiare opinione è segno di elasticità mentale, maturità ed intelligenza.

8. Ho il diritto di non soddisfare sempre le aspettative altrui. Si può sbagliare talvolta, riflettere sul proprio comportamento e chiedere scusa, nel caso, anche involontariamente, abbiamo ferito un'altra persona.

9. Ho il diritto ad avere bisogni e desideri, importanti quanto quelli degli altri. Le persone che soffocano i propri bisogni e che non provano nemmeno ad esprimere ciò che desiderano in genere sono le più frustrate e arrabbiate. Vale la pena sempre esprimerli, tenendo conto della situazione, e del fatto che, talvolta, dovremo rimandare la loro soddisfazione.

E voi? Quale diritto faticate a far rispettare?