domenica 28 aprile 2013

Stefania: un caso di Burnout

Stefania (ogni riferimento che può rendere la persona riconoscibile è stato eliminato) è una donna di 45 anni, che lavora come infermiera presso un grande ospedale. E' sposata e ha due figli che frequentano le scuole elementari.
Da un pò di tempo dice di non amare più il proprio lavoro. Soprattutto dice di non riuscire più a sopportare i pazienti e le loro richieste di aiuto. Per non parlare poi dei familiari: "si lamentano sempre, hanno sempre da dire e non sono mai contenti. Quando noi infermieri lavoriamo bene, neanche un grazie, ma quando succede qualcosa, anche piccole cose, apriti cielo!".
Ogni paziente nuovo le sembra quasi un nemico da combattere, un ostacolo che si frappone tra l'inizio e la fine della giornata. La rabbia verso i degenti sembra crescere giorno dopo giorno e l'unico modo per difendersi per Stefania è quello di trattarli con freddezza e distacco, come se fossero delle cose e non delle persone.
La stanchezza avverita nell'andare al lavoro è quacosa di enorme, di insuperabile. Quando la sveglia suona e lei si costringe ad alzarsi da letto pensa: "oddio, mi aspetta un altro turno da incubo".
In famiglia le tensioni cominciano ad avvertirsi: Stefania è facilmente irritabile, con il marito e con i figli basta un nonnulla per farla esplodere.
E lei si chiede: "perchè mi comporto così? Che razza di persona sono? Tratto male tutti: i miei pazienti, i miei familiari...cosa mi sta succedendo?"
Il senso di frustrazione e la scontentezza sono notevoli e ai colleghi e a chi la conosce bene non sembra più la stessa persona che, fino a pochi anni prima, doceva di amare il proprio lavoro e, anzi, era tra le infermiere più brave e più attente.
Ma cosa sta succedendo a Stefania? Come fare per migliorare la situazione?