martedì 7 gennaio 2014

La timidezza fa ancora soffrire?

Negli ultimi tempi ho ricevuto numerose richieste da parte di genitori che mi chiedono come sia possibile aiutare un figlio timido ad essere meno "bloccato" nei rapporti interpersonali. Per questo motivo, quindi ho deciso di predisporre un incontro ad hoc, il 24 gennaio, che possa orientare genitori, insegnanti, e chiunque sia interessato al tema, a mettere in atto delle "buone pratiche" per evitare che la timidezza nell'etá evolutiva diventi un problema.
La timidezza è una forma di ansia sociale, è cioè un senso di disagio che viene sperimentato in maniera più o meno intensa, in situazioni in cui ci si trova a contatto con altre persone.
In particolare, la tipologia di persone che scatenano più ansia sociale, quindi più timidezza sono (in ordine di potenziale per innescare una reazione di timidezza):
1) estranei
2) autoritá, in virtù delle loro conoscenze
3) persone dell'altro sesso
4) Autoritá (in virtù del ruolo che rivestono)
5) parenti e stranieri
6) persone anziane (per i giovani)
7) amici
8) bambini (per le persone adulte)
9) genitori
10) fratelli e sorelle ( meno di tutti gli altri)

Le persone timide, in queste situazioni, hanno un forte timore di essere giudicate negativamente e, per questa ragione preferiscono restare nell'ombra e non partecipare, ad esempio, a conversazioni o discussioni, in modo da evitare ogni possibile rischio di valutazione negativa da parte degli altri.

Ciò è veramente un peccato poichè la timidezza:
-rende difficile incontrare persone nuove e gustare esperienze potenzialmente positive
- impedisce alle persone di difendere efficacemente i propri diritti e di esprimere le proprie opinioni e i propri valori
- favorisce un'eccessiva consapevolezza di sè e un'eccessiva preoccupazione per le proprie reazioni impedendo a se stessi di riuscire a sperimentare interesse per gli altri.

Queste e altre le conseguenze della timidezza.
Ma come fare per impedire che in un bambino o in un ragazzo si strutturi definitivamente un atteggiamento di timidezza che sia nel momento presente che in un futuro può essere causa di sofferenza? Cosa può fare un genitore per evitare tutto questo?
Nell'incontro del 24 gennaio verrá data risposta a queste domande.










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