domenica 2 dicembre 2012

La depressione di Marta: che fare

Come possono fare i familiari di Marta per aiutarla a risolvere le sue difficoltà?
Innanzitutto diciamo che Marta a prima vista sembra depressa. Però, prima di diagnosticare un disturbo, è opportuno fare ulteriori approfondimenti, per escludere la presenza di problematiche diverse.
Fatte queste ulteriori indagini è effettivamente però emerso come Marta sia effettivamente depressa.
Vediamo quindi cosa possono fare il marito e i figli per darle un aiuto.
Innanzitutto è importante non ripeterle in continuazione: "Su, dai, datti una mossa! Reagisci, sta a te cambiare se vuoi stare meglio". E nemmeno: "Con tutti i problemi che ci sono al mondo tu stai così! Un lavoro e una casa comunque ce li hai, e anche una famiglia che ti vuole bene!" .
Non è opportuno dire questo perchè la depressione non è una situazione che si risolve solo con la forza di volontà. Serve un programma specifico, sapere cosa fare e cosa non fare e talvolta farsi aiutare da uno specialista psicologo o psicoterapeuta competente. Per una persona depressa, sentirsi dire frasi come queste serve solo ad accrescere i sensi di colpa. Infatti Marta era arrivata a pensare "sto danneggiando tutti con questo comportamento. Tutti mi criticano perchè non sono capace di far niente!".
Non è nemmeno opportuno però, di fronte ad un familiare depresso, togliergli completamente ogni responsabilità. La persona depressa deve cioè continuare a poter fare qualcosa per gli altri, per sentirsi utile e per avere nelle proprie giornate una certa quentità di impegni da portare avanti. Il trattare il depresso come un malato può, talvolta, e spesso in modo del tutto inconsapevole, portarlo a non migliorare, poichè gli si fa sperimentare i cosiddetti "vantaggi secondari" di una malattia. La persona potrebbe cioè vivere positivamente la mancanza di responsabilità e di richiesta di impegno e non migliorare in quanto verrebbe a trovarsi "comoda" in questo ruolo.
Un aspetto importante da non sottovalutare è il contributo negativo che l'isolamento sociale produce in questi casi: di solito le persone depresse tendono spontaneamente ad isolarsi (anche se talvolta questo non capita quando c'è la decisione, per vergogna solitamente, di mascherare la propria depressione; in questi casi succede che apparentemente la persona non sembra depressa mentre in realtà soffre molto e chi la conosce bene noterebbe in lei i sintomi della malattia) e questo le porta a passare ore ed ore a pensare in termini negativi a se stesse e al mondo che le circonda, mantenendo così vivo il proprio dolore. Sarebbe quindi opportuno prevedere che Marta, che tende ad isolarsi spesso, possa ricevere delle visite o recarsi lei a fare visita a qualcuno che giudica simpatico e gradevole.
Un ultimo aspetto riguarda il movimento fisico. Da anni numerose ricerche associano l'attività fisica con la produzione, da parte del cervello umano, di molecole in grado di regolare in positivo il tono dell'umore. Quindi, muoversi fa bene al corpo e anche alla mente.
Se i familiari di Marta metteranno in pratica tutti questi suggerimenti l'aiuteranno sicuramente ad uscire prima dal tunnel della depressione.