lunedì 29 gennaio 2018

L'importanza degli obiettivi

Mi capita spesso lavorando con i genitori che mi senta dire: "Il mio bambino è un disastro su tutti i fronti. La scuola non va, sia nel rendimento che nel rapporto con i compagni. A casa poi è disordinato e tratta male sua sorella. Al mattino quando lo accompagno a scuola gli dico sempre "mi raccomando, fai il bravo!" ma mi sembra che le mie parole gli scivolino di dosso!".
Ecco, devo dire che questo modo di comunicare con i bambini orientato a fare cambiare uno o più comportamenti di solito non funziona.
Innanzitutto il bambino potrebbe non capire cosa ci aspettiamo da lui.
Dire un generico "fai il bravo" non ha un reale valore ma avrebbe più senso dire: "Mi aspetto che tu oggi nella verifica di storia cerchi di non distrarti. Abbiamo ripassato ieri insieme la lezione, so che la sai, ho fiducia in te".
Cosa c'è di diverso in questo modo di comunicare?
In primis la specificità. Il bambino in questo caso è "costretto" a mettere l'attenzione su quanto gli stiamo dicendo perché i contenuti che gli proponiamo sono specifici e dettagliati.
In secondo luogo gli trasmettiamo fiducia ("so che la sai").
Infine potremmo anche fornire una soluzione pratica alla possibile distrazione del bambino. "Se ti senti stanco fai una piccola pausa, poi riprendi il tuo lavoro". 
Un altro suggerimento che riguarda gli obiettivi che vogliamo che il nostro bambino raggiunga riguarda la loro numerosità. Non possiamo ragionevolmente pensare che se ci sono difficoltà su più fronti un bambino riesca a dedicarsi con impegno e successo ad ognuno di questi. È quindi importante fare una scala di priorità e decidere per questa settimana o per questo mese a cosa è più importante che lui si dedichi.
Voglio che legga di più o che aiuti di più in casa? Scelgo una sola cosa e gli chiedo di concentrarsi su quella.

Immagine da psicologiaquotidiana.altervista.com

In sintesi, se voglio che il mio bambino cambi alcuni suoi comportamenti:
Devo chiedergli poche cose per volta (più il bambino è piccolo, più questa regola diventa fondamentale).
Devono essere cose specifiche (il bambino deve capire cosa mi aspetto da lui).
Devo orientare al positivo la mia comunicazione, infondendo fiducia e incoraggiamento (so che ce la farai).
Devo fornire soluzioni che aiutino a superare gli ostacoli (se sei in difficoltà puoi fare...) .

sabato 6 gennaio 2018

Le battute d'arresto

Capita talvolta durante un percorso di psicoterapia che sta andando bene, di avere dei momenti dove, dopo un periodo di benessere e di concreti miglioramenti, i sintomi spiacevoli, ad esempio l'ansia o l' umore depresso, si possono ripresentare. 
Di solito di fronte a questi momenti i miei pazienti si "spaventano" perché pensano di essere tornati indietro, di dover ricominciare tutto da capo e si chiedono dove hanno sbagliato e se la terapia stia veramente funzionando. 
In realtà ogni  psicoterapia che funziona bene non è un percorso lineare in salita ma prevede delle piccole "ricadute" che sono quasi fisiologiche e che generalmente poi lasciano il posto a successivi miglioramenti. 
Per dare un' idea visiva del tutto, una psicoterapia di successo è rappresentata da un grafico in salita dove però ci sono dei piccoli temporanei "peggioramenti". 
A cosa sono dovute queste "battute d'arresto"? Solitamente dipendono dal fatto che il paziente per vari motivi smette di esercitare le abilità apprese durante la terapia. Ad esempio poco tempo fa un mio paziente con attacchi di panico che stava facendo grossi progressi, dopo un periodo di malattia in cui non si era più messo in gioco cercando di esporsi gradualmente alle situazioni ansiogene, aveva ricominciato a sperimentare dei picchi di ansia piuttosto fastidiosi. In seguito a questi episodi si era molto abbattuto perché pensava di essere nuovamente nel problema e che il percorso fatto finora non fosse servito a nulla. 
È bastato invece riprendere "l'allenamento" perché in breve tempo le cose tornassero ad andare bene.
Infine mi piace ricordare alcune parole che parecchi anni fa una collega bravissima conosciuta ai tempi del mio tirocinio come psicoterapeuta era solita dire: quando si intraprende un percorso di psicoterapia non si torna mai indietro al punto zero, al livello di partenza. Questo significa che le abilità apprese durante la psicoterapia non si dimenticano più. Certo, bisogna tenerle allenate perché diano sempre i loro frutti ma non è possibile che vengano cancellate e che la persona sia smarrita e si ritrovi improvvisamente senza strumenti utili per il cambiamento e il miglioramento. 


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